L’epica battaglia di El Alamein. Le cause di una “gloriosa sconfitta”.

Battaglia di El Alamein
Battaglia di El Alamein

INTRODUZIONE

La Battaglia di El Alamein rappresenta per gli italiani una “gloriosa sconfitta”. Un cruento scontro armato dove migliaia di soldati si immolarono cercando di rendere meno tragica l’entità della sconfitta. A ricordo di quella battaglia viene sovente evocato il detto “mancò la fortuna non il valore”. Ormai, invece, è opinione condivisa degli analisti militari che neanche con il supporto della fortuna sarebbe stato possibile conseguire una vittoria. È plausibile che pure tra molti soldati e ufficiali vi fosse la consapevolezza della ineluttabilità della sconfitta. I britannici avevano un indubbio dominio dei cieli. Tramite apparecchi che ormai, non solo surclassavano quelli italiani, ma anche quelli tedeschi. La linea dei rifornimenti era talmente carente che i soldati di alcuni reparti, dislocati nelle prime linee del fronte, disponevano di appena mezzo litro d’acqua dolce al giorno. Una condizione così estrema da indurre addirittura dei deliri. Alcuni soldati privi di senno, a causa della sete brutale, bucavano i radiatori degli autoveicoli in modo da potersi dissetare con l’acqua malsana ivi contenuta. Questo articolo intende esporre quali furono le cause principali di una sconfitta praticamente inevitabile.

 

LE CAUSE DELLA SCONFITTA

GRAVI CARENZE NEI RIFORNIMENTI

Una delle principali ragioni della sconfitta è da ascriversi ai gravissimi problemi logistici che rendevano particolarmente arduo rifornire le truppe che, ormai, erano giunte ad appena 120 chilometri da Alessandria d’Egitto. I convogli che partivano dall’Italia venivano, con sempre maggior frequenza, intercettati dalle unità della flotta britannica. Le conseguenze erano il loro affondamento oppure il dover ritornare in patria. I britannici erano riusciti a decifrare i codici di trasmissione utilizzate dalle forze dell’Asse. In questo modo erano informati sulla data di partenza dei convogli. Per fare in modo che gli italo-tedeschi non sospettassero di come avevano ottenuto questo vantaggio facevano credere che tali informazioni riservate giungessero in loro possesso grazie al supporto di spie dispiegate in Italia. Se i rifornimenti riuscivano a giungere nei porti libici era necessario che venissero trasportati, tramite autocarri, verso il fronte. Un percorso di più di 1000 chilometri continuamente molestati dall’aviazione britannica.

Il generale Erwin Rommel
Il generale Erwin Rommel

Alcuni storici affermano che i problemi nei rifornimenti fossero anche dovuti alla poca sensibilità di Erwin Rommel su tali tematiche. Nell’esercito tedesco, infatti, gli ufficiali avevano la possibilità di compiere una brillante carriera se militavano in reparti operativi e non in quelli logistici. Ritengo, però, sia da escludersi che il generale Rommel non avesse considerato la gravità di tale aspetto. Infatti, vi sono delle comunicazioni dove evidenzia la grave penuria di carburanti.

Al contrario delle forze dell’Asse, i britannici ricevevano ingenti rifornimenti provenienti sia dalla madrepatria, tramite il Mar Mediterraneo, sia dalle varie nazioni dell’impero tramite il Canale di Suez. Da quest’ultimo giungevano anche molti soldati provenienti dall’India, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Il generale britannico Bernard Montgomery, celebre per la sua prudenza, era consapevole che, man mano, stava aumentando il divario tra le sue truppe e quelle avversarie.

 

PROBLEMI NELLA LINEA DI COMANDO

La dimostrazione di quanto anche la malasorte avesse deciso di “assistere” gli italo-tedeschi è ravvisabile nella crisi della linea di comando. Prima della battaglia Rommel dovette rientrare in Germania per sottoporsi a delle cure a causa di severi problemi al fegato. Venne sostituito dall’abile generale Georg Stumme, ma lo stesso Rommel lo riteneva non adatto alla guerra nel deserto. Soffrendo di alta pressione rischiava di non adattarsi a quelle condizioni climatiche estreme. Infatti, morì a causa di un infarto durante il primo giorno della battaglia. Pertanto, il comando venne affidato al generale Wilhelm von Thoma. Le sue doti strategiche erano indubbie ma il mezzo blindato sul quale viaggiava venne catturato dai britannici e, di conseguenza, il generale cadde prigioniero. Rommel ritornò quando la situazione era ormai gravemente compromessa. Senz’altro tali repentini cambiamenti nella leadership rappresentarono uno svantaggio considerevole nella conduzione della battaglia.

 

SENSIBILE DIVARIO NELLA QUALITA’ DEGLI ARMAMENTI

Il generale Bernard Montgomery
Il generale Bernard Montgomery

I britannici disponevano di carmi armati forniti dagli Stati Uniti. Gli M4 Sherman e gli M3 Grant. Entrambi progettati tenendo conto delle innovazioni tecnologiche introdotte dalle forze corazzate tedesche.  I carri M14/41 erano i mezzi migliori prodotti dall’industria bellica italiana, ma non potevano competere con quelli americani. Nella battaglia di El Alamein i tedeschi disponevano soprattutto Panzer III. Anche essi da considerarsi inferiori rispetto alla tecnologia di oltreoceano. Degni di confrontarsi contro gli M4 Sherman e gli M3 Grant erano i Panzer IV. Ma Rommel ne disponeva solamente  38 esemplari.

Il gap qualitativo degli armamenti era tale che gli armamenti anti-carro, a disposizione degli italo-tedeschi, erano praticamente impotenti contro una buona parte dei carri armati avversari.

 

 

 

 

CONCLUSIONI

I vari aspetti sopraindicati denotano come sia da considerarsi particolarmente ardua la possibilità che la battaglia di El Alamein ripotasse una vittoria degli italo-tedeschi. I britannici, oltre alle loro eccelse tradizioni militari, avevano una manifesta superiorità sia qualitativa che quantitativa. Né l’audacia e lo spirito di sacrificio delle truppe dell’Asse, né le doti strategiche del generale Rommel potevano compensare tale divario.

Dal punto di vista storico la sconfitta degli italo-tedeschi deve considerarsi assolutamente un evento positivo. Fu l’inizio di una fase bellica che portò all’annientamento del nazifascismo.  Celebre la considerazione del primo ministro britannico Winston Churchill:

Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.”

Infatti, nel febbraio del 1943, dopo mesi di strenui combattimenti, a Stalingrado i sovietici costrinsero alla resa un’intera armata tedesca. Nello stesso periodo, con la Campagna di Guadalcanal, gli Stati Uniti inflissero al Giappone una grave sconfitta. A partire da quel momento i nipponici persero l’iniziativa bellica.

I leoni della Folgore
I leoni della Folgore

I soldati italiani che, nelle sabbie roventi di El Alamein, combatterono in modo indomito erano indotti dal senso dell’onore nei confronti della patria e del corpo di appartenenza. Tra i vari reparti che si immolarono è possibile ricordare la Divisione Folgore. A tal proposito Winston Churchill asserì:

Dobbiamo inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore.”

Il senso del dovere che sostenne quegli eroi era avulso dalle farneticazioni del nazismo. Se avessero saputo che stavano combattendo per un’ideologia brutale, la quale propugnava lo sterminio di milioni di persone, il loro comportamento sarebbe stato diverso.

 

BIBLIOGRAFIA

“El Alamein. Sabbia d’intorno roccia nel cuore” di Francesco Fagnani

“L’armate nel deserto: il segreto di El Alamein” di Arrigo Petacco

“La battaglia di El Alamein” di Micheal Carver

 

2 Risposte a “L’epica battaglia di El Alamein. Le cause di una “gloriosa sconfitta”.”

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