I “Fatti di Parma”, l’ultima resistenza organizzata contro il fascismo

Le barricate

Le barricate
Le barricate

I “Fatti di Parma”, l’ultima resistenza organizzata contro il fascismo

 

INTRODUZIONE

Ai cosiddetti “Fatti di Parma” non viene attribuito il dovuto rilievo storico. A opporsi al fascismo abbiamo avuto grandi figure quali Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, i fratelli Carlo e Nello Rosselli. Molti di loro hanno sacrificato la propria vita a un ideale di libertà e di democrazia. Già nel 1922, però, un vivo sentimento antifascista pervadeva molti italiani. A partire da sublimi intellettuali fino ai più umili dei lavoratori. A Parma furono soprattutto quest’ultimi a battersi affinché la città non divenisse un mesto bivacco per le squadre di Camicie Nere. Impegnate a far tacere, tramite una bestiale violenza e vili intimidazioni, ogni voce dissenziente.

 

GLI SCHIERAMENTI

Nel 1922 i fascisti erano prossimi ad assurgere al potere. Vi riuscirono con la “Marcia su Roma” del 28 ottobre. Con quell’atto convogliarono tutta la loro violenza direttamente sulla capitale. Nei mesi precedenti le squadre di Camicie Nere avevano devastato, in ogni angolo del paese, le sedi di giornali e delle organizzazioni sindacali e partitiche.

Arditi del Popolo
Arditi del Popolo

Il 31 luglio del 1922 i sindacati indissero uno sciopero per protestare contro le violenze fasciste e la complice indifferenza che lo Stato stava dimostrando. Purtroppo, la comunità di interessi tra il Fascismo e ampie fasce della borghesia industriale e agraria italiana aveva fatto sì che ai picchiatori fascisti venisse attribuito il ruolo di molto discutibili garanti dell’ordine. Benito Mussolini comunicò ai suoi accoliti che le città, dove probabilmente sarebbe stata maggiore l’adesione allo sciopero, dovevano essere occupate dalle Camicie Nere. Parma era una città in cui era molto alta l’adesione ai principi della sinistra. Tra le varie organizzazioni antifasciste vi erano gli Arditi del Popolo. Cioè un’organizzazione costituita in massima parte da reduci della Prima Guerra Mondiale, fondata da un tenente di complemento di ideologia anarchica: Argo Secondari. Tra i membri molti, durante la guerra, avevano militato negli Arditi. Un reparto speciale del regio esercito al quale venivano affidate le operazioni più audaci e pericolose. E’ opinione comune che gli Arditi, al termine del conflitto, avessero aderito in massa al nascente Partito Fascista. Invece è legittimo far notare che furono molti quelli che si schierarono con le organizzazioni di sinistra.

Per l’occupazione di Parma vennero mobilitati circa 10.000 fascisti. Inizialmente guidati da un quadrumvirato costituito dai ras locali. Ma, appena apparve evidente che la città avrebbe opposto una strenua resistenza, la guida venne affidata a Italo Balbo. Una delle figure più autorevoli del Partito Fascista.

 

GLI SCONTRI

Nei quartieri popolari erano state erette delle barricate e gli abitanti si opponevano ai fascisti tramite il lancio di sassi e alcuni fucili. Le squadre di camicie nere non riuscivano assolutamente a sfondare. In modo abietto sfogarono la loro delusione devastando gli edifici ubicati nelle zone di Parma non difese delle barricate. Obiettivi di tali distruzioni furono le sedi del giornale “Il Piccolo”, dell’Unione del Lavoro e del Partito Popolare.

Guido Picelli
Guido Picelli

I leader della rivolta popolare erano Guido Picelli e Antonio Cieri. Guido Picelli, dopo “I fatti di Parma”, continuò la sua lotta contro il fascismo e venne condannato al confino. Fuggito dall’Italia andò a continuare la sua sfida al fascismo combattendo nella Guerra Civile Spagnola. Dove morì. Secondo alcuni storici in Spagna venne ucciso da dei sicari stalinisti. I quali volevano tacere la sua voce critica nei confronti del regime di Stalin. Antonio Cieri fuggì dall’Italia dopo l’avvento del fascismo e morì in combattimento durante la Guerra Civile Spagnola.

Protagoniste sulle barricate furono anche molte donne. Impiegate principalmente come staffette e infermiere. Tra di loro spicca il nome di Maria Viola. Una giovane giornalaia che coraggiosamente si occupava del rifornimento di munizioni ai rivoltosi impegnati sulle barricate.

Il 6 agosto i fascisti ritennero preferibile ritirarsi. Parma aveva dimostrato che opporsi alla violenza squadrista era possibile. Le Camicie Nere non erano invincibili. Il fatto che l’Italia stesse sprofondando verso la dittatura non era ineludibile.

Italo Balbo, negli anni seguenti, divenne celebre grazie alle sue imprese aeronautiche. Famosa la trasvolata dell’Oceano Atlantico con 25 idrovolanti che, partiti dall’Italia, giunsero sin negli Stati Uniti. A Parma nacque allora un detto che ironicamente affermava: “Balbo t’è pasè l’Atlantic ma miga la Pèrma” (“Balbo, hai attraversato l’oceano ma non il Torrente Parma“).  Una leggenda popolare sosteneva che tale scritta campeggiasse sui muri di Parma durante il periodo fascista. In realtà la censura del regime non avrebbe mai permesso tale affronto. Tale scritta poté apparire solamente nel secondo dopoguerra.

Detto contro Italo Balbo
Detto contro Italo Balbo

 

CONCLUSIONI

I “Fatti di Parma” pur dimostrando la tenacia degli antifascisti purtroppo non riuscirono a impedire che Benito Mussolini, dopo pochi mesi, fosse incaricato dal sovrano di formare il nuovo governo. Furono anche altre le città a opporsi alla violenza squadrista. Poche settimane prima, infatti, la città ligure di Sarzana aveva opposto una strenua resistenza contro le Camicie Nere.

Purtroppo, però, la maggioranza degli italiani dimostrava una certa rassegnazione nei confronti di quello che stava accadendo. La Prima Guerra Mondiale, seguita da anni di scontri nelle strade, aveva probabilmente generato negli italiani la volontà che si giungesse a una pacificazione. Una qualsiasi forma di pacificazione. La vittoria dei fascisti, che in quel momento erano i più forti, avrebbe portato a una sorta di pax fascista. In cui tutti gli oppositori sarebbero stati silenziati. Sarebbe andata persa ogni libertà e garanzia democratica. I fascisti sarebbero stati i soli a governare. Quando rifletto su tale condizione mi viene alla mente un ipotetico parallelismo con l’Afghanistan di questi giorni. Dove, dopo decenni di guerre tra diverse fazioni, sembrerebbe che la maggior parte della popolazione sia propensa ad accettare quella più forte, quindi i talebani. Purché abbia inizio un periodo di pace. Nonostante i talebani al potere stiano eliminando buona parte delle libertà di cui i cittadini afghani avrebbero diritto.

Tale rassegnazione permise alla “Marcia su Roma” di avere successo. Sarebbe stata sufficiente un po’ di determinazione da parte della popolazione, e delle autorità, per disperdere le squadre fasciste che si stavano concentrando sulla capitale. Non è il tema di questo articolo, ma è avvilente leggere come nei giorni precedenti alla “Marcia su Roma” il Presidente del Consiglio, Luigi Facta, e il sovrano, Vittorio Emanuele III, si rimpallassero la responsabilità di dichiarare il cosiddetto “Stato d’assedio”. Tale atto avrebbe comportato lo schieramento dell’esercito alle porte di Roma affinché respingesse i fascisti. Probabilmente questa risolutezza avrebbe provocato lo sbandamento delle Camicie Nere evitando così all’Italia più di venti anni di dittatura.

I “Fatti di Parma” furono l’ultimo episodio di resistenza organizzata al fascismo. Dopo, per venti anni, gli oppositori conobbero il confino, la prigione, l’esilio all’estero e la morte. Nel maggio del 1942, nelle città di Carbonia e Sesto San Giovanni, finalmente gli italiani, afflitti dalle conseguenze di una guerra terribile, ritrovarono il coraggio per ribellarsi al regime. Vennero infatti organizzati degli scioperi.

In chiusura dell’articolo allego un link a una canzone scritta e interpretata dal gruppo musicale italiano “Gang”. Il brano si riferisce ai “Fatti di Parma” e il titolo è: “Alle barricate”:

Alle barricate

 

Su youtube è presente un video dedicato ai “Fatti di Parma”:

“I Fatti di Parma”

 

 

BIBLIOGRAFIA

“Parma Libertaria” di Gianni Furlotti

“Parma, agosto del 1922” di Massimo Soncini

“Barricate a Parma” di Mario De Micheli

“Oltretorrente” di Pino Cacucci

 

2 Risposte a “I “Fatti di Parma”, l’ultima resistenza organizzata contro il fascismo”

  1. Esistono anche altre tre interessantissime canzoni sui fatti di Parma del 1922 del cantautore reggiano Alfonso Borghi intitolate “Figli dell’ottantanove” , “Ninna nanna d’Agosto” e “Barricate” tratte dal suo doppio album “900Nero900Rosso900Amore in blu” del 2011.

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