La conquista del Monte Nero. Una lezione non ascoltata

Il battaglione "Susa" nell'attacco al Monte Nero
Il battaglione “Susa” nell’attacco al Monte Nero

 

La conquista del Monte Nero, magistralmente eseguita dagli alpini dei Battaglioni “Susa” ed “Exilles”, avrebbe potuto insegnare agli stati maggiori come conquistare le postazioni avversarie. Evitando cruentissimi assalti frontali.

 

La conquista del Monte Nero, da parte dei battaglioni alpini “Susa” ed “Exilles”, è una pagina epica nella storia militare italiana. Dalla quale, se fosse stata dettagliatamente analizzata, gli stati maggiori avrebbero potuto trarre degli importanti insegnamenti. Onde evitare che centinaia di migliaia di soldati dovessero incontrare la morte in sconsiderati attacchi frontali contro postazioni difese da nidi di mitragliatrici.

L’Italia intraprese la Prima Guerra Mondiale nonostante le sue forze armate fossero afflitte da gravissime carenze negli equipaggiamenti. È emblematico il fatto che molti soldati erano privi degli elmetti e, inoltre, degli ufficiali dovettero addirittura comprarsi la pistola perché nelle armerie delle caserme non ve ne erano a sufficienza. In una parte degli italiani vi era un grande entusiasmo alimentato soprattutto tramite delle opportune campagne di stampa. Vi era quasi l’impressione che per l’Italia la guerra sarebbe stata una gloriosa avanzata verso le province irredente di Trento e Trieste. Per poi spingersi eventualmente oltre e annettersi anche il Tirolo e la Dalmazia. Molti interventisti sostenevano che l’Italia, se avesse vinto la guerra, avrebbe vendicato non solo le sconfitte subite nel corso dell’Ottocento. Tra le quali Adua, Custoza e Lissa; ma addirittura quelle dell’antica Roma.  Pertanto, i “Sacchi di Roma” eseguiti dal visigoto Alarico e dal gallo Brenno.

Purtroppo, non si era prestata la dovuta attenzione alla guerra che, ormai da dieci mesi, si stava combattendo sul fronte occidentale. Dove tedeschi da una parte e francesi, britannici e belgi dall’altra si stavano dissanguando in scontri cruentissimi, volti a spostare il fronte di qualche centinaio di metri. Nella battaglia della Marna, combattuta dal 5 al 12 settembre del 1914, vi erano stati più di 100.000 morti.

Attacco da una trincea
Attacco da una trincea

L’impiego delle mitragliatrici e del filo spinato aveva avvantaggiato lo schieramento che assumeva una posizione difensiva. Un attacco verso postazioni ben difese era quasi sempre destinato a risolversi in una carneficina.

L’Italia aveva dichiarato guerra pertanto competeva alle sue truppe il compito di scardinare le difese austroungariche. I due paesi, per quasi trent’anni, erano stati uniti in una alleanza. La cosiddetta “Triplice Alleanza” tra Germania, Impero Austroungarico e Italia. Tuttavia, gli austriaci non avevano mai confidato molto nella lealtà dell’Italia. Additata da molti diplomatici come una nazione sempre pronta a dei cosiddetti “giri di valzer”. In verità anche l’Italia non avrebbe dovuto riporre fiducia nell’Impero Austroungarico. Ne è prova il fatto che all’indomani del terremoto di Messina, nel 1908, il capo di stato maggiore austriaco, Franz Conrad, propose di attaccare l’Italia che in quel momento era impegnata a prestare soccorso ai superstiti.

Monte Nero
Monte Nero

In quel clima di reciproca sfiducia gli austriaci, negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, avevano provveduto a fortificare delle postazioni ubicate sulle montagne che segnavano il confine tra i due paesi. In modo da salvaguardarsi nel caso di un attacco italiano. Furono proprio quelle le postazioni dove l’esercito italiano, inizialmente privo di una adeguato supporto dell’artiglieria, andò a urtare. Fu subito palese che la guerra sarebbe stata terribilmente ardua. Il governo temeva che se le notizie delle terribili difficoltà incontrate fossero diventate di dominio pubblico vi sarebbe stato un profondo scoramento. Pertanto, vi era la necessità assoluta di una prima vittoria. I battaglioni “Susa” ed “Exilles” riuscirono in questa ostica impresa.

Le postazioni austriache ubicate sul Monte Nero erano da molti considerate inespugnabili. Sia perché erano ben munite sia per il particolare profilo della montagna.

Conquista del Monte Nero
Conquista del Monte Nero

Nella notte tra il 15 e il 16 giugno i battaglioni alpini “Susa” ed “Exilles” si mossero per tentare la sua conquista. Si intendeva agire di sorpresa, approfittando dell’oscurità, pertanto gli alpini iniziarono ad arrampicarsi mantenendo il più assoluto silenzio. Verso le quattro del mattino giunsero in prossimità delle postazioni avversarie e ingaggiarono un durissimo scontro. A guidare l’attacco vi erano anche diversi sottotenenti di complemento appena ventenni.

Colonnello Donato Etna
Colonnello Donato Etna

Nonostante la giovanissima età infusero coraggio e determinazione ai loro alpini. Il “Susa” riuscì addirittura nell’impresa di conquistare un intero battaglione austroungarico. A comandare l’operazione vi era il colonnello Donato Etna.

 

Purtroppo, l’audace conquista del Monte Nero non insegnò molto agli stati maggiori. In quel periodo era in auge la dottrina della “offensiva a oltranza”. I soldati dovevano lanciarsi contro le postazioni avversarie minuti di fucili sui quali era inastata la baionetta. Ovviamente le mitragliatrici nemiche li falcidiavano in modo inesorabile. La teoria dell’“offensiva a oltranza” era stata formalizzata da alti ufficiali francesi. I quali sostenevano che i soldati d’oltralpe, grazie al loro slancio e al loro coraggio, fossero geneticamente predisposti a tale tipo di combattimento. Purtroppo, erano così convinti delle loro dottrine da escludere qualsiasi accorgimento che potesse contribuire nel preservare l’incolumità dei soldati. Ne è un esempio il fatto che l’esercito francese  per più di un anno, dall’inizio del conflitto, continuò a utilizzare come elemento della divisa i pantaloni rossi, rendendo così più agevole ai tiratori avversari la  individuazione dei soldati.

In Italia, concretamente, occorrerà attendere la sconfitta di Caporetto, nell’ottobre del 1917, affinché si accordasse una maggiore attenzione alla pratica di utilizzare dei reparti, addestrati in modo esemplare, abili nell’ insinuarsi nello schieramento avversario per determinarne il cedimento. Nel giugno del 1915 gli alpini dei battaglioni “Susa” e “Exilles” eseguirono un’azione simile a quelle in cui poi si specializzarono gli arditi nel corso del conflitto. I due battaglioni, con la loro audace operazione, dimostrarono che le vittorie potevano essere conseguite senza impegnare un grande numero di soldati scagliato contro delle micidiali raffiche di mitragliatrici. Al contrario, era più opportuno eseguire azioni di sorpresa facendo affidamento sull’elevato livello addestrativo dei soldati impegnati.

Sulla conquista del Monte Nero sono anche sorte alcune leggende che, ormai, occorre smentire. Una di queste asserisce che gli alpini, per non farsi udire, si fossero avvicinati alle postazioni avversarie senza indossare gli scarponi, solamente con le calze. Senz’altro utilizzarono tutti gli accorgimenti possibili per non fare rumore, ma gli scarponi erano ovviamente necessari per potersi muovere su quelle asperità.

Tra i giornalisti impegnati a raccontare le vicende che avvenivano al fronte vi era la giornalista austriaca Alice Schalek. La quale rimase impressionata dalle modalità con le quali avvenne la conquista del Monte Nero. Tant’è che tra le righe dei dispacci che inviò al proprio giornale scrisse:

quando qui si parla di questo splendido attacco che nella nostra storia della guerra viene annoverato senza restrizioni come un successo del nemico, ognuno aggiunge subito: Giù il cappello davanti agli alpini: questo è stato un colpo da maestro.

BIBLIOGRAFIA

“Il battaglione alpini Susa. Immagini e storia” di Gianni Oliva e Mario Renna

“16 giugno 1915. Gli alpini alla conquista di Monte Nero. Momenti della grande guerra 1915-1918” di Pierluigi Scolè

“La grande guerra sulla fronte Giulia (1915-1917). Dalla conquista del monte Nero a Caporetto” di Orio di Brazzano

La conquista del Monte Nero
La conquista del Monte Nero. Una lezione inascoltata.
La conquista del Monte Nero. Una lezione non ascoltata
La conquista del Monte Nero. Una lezione inascoltata.
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La conquista del Monte Nero venne eseguita senza applicare la sanguinosa dottrina dell'assalto frontale. Una lezione che gli alpini seppero dare agli eserciti in conflietto
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Mauro Franco
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