Sbarco in Sicilia:gli Alleati si servirono di boss mafiosi?

Il boss mafioso Lucky Luciano
Il boss mafioso Lucky Luciano
Il boss mafioso Lucky Luciano

INTRODUZIONE

Sbarco in Sicilia: gli Alleati si servirono di boss mafiosi? Ormai è possibile rispondere positivamente a tale quesito. Però gli storici non sono ancora concordi nell’asserire quali furono gli ambiti dove la Mafia agevolò gli anglo-americani. Le forze armate britanniche e statunitensi, nel 1943, avevano raggiunto delle capacità operative per cui non necessitavano di un supporto bellico. Però la Mafia avrebbe comunque potuto favorire lo sbarco in Sicilia.

Innanzitutto, questo articolo, dedicato a esporre le modalità con le quali la Mafia aiuto gli anglo-americani, non intende assolutamente sminuire l’importanza dello Sbarco in Sicilia nella storia italiana. Con tale operazione militare si accelerò la caduta del fascismo. Inoltre, iniziò il processo di allontanamento delle truppe tedesche dalla penisola. Purtroppo, vi furono anche dei risvolti negativi tra i quali un notevole rafforzamento della Mafia. Un altro risvolto deplorevole dello sbarco fu la Strage di Biscari. In quell’occasione una novantina di prigionieri di guerra fu massacrata da alcuni militari americani esaltati oltremodo dalle ciniche parole del generale George Patton.

 

Lo Sbarco in Sicilia
Lo Sbarco in Sicilia

SBARCO IN SICILIA: GLI ALLEATI SI SERVIRONO DI BOSS MAFIOSI

 Gli anglo-americani nell’organizzazione dello Sbarco in Sicilia vagliarono tutte le opportunità per riuscire ad agevolarlo. Una di queste prevedeva di convincere gli avversari che lo sbarco sarebbe avvenuto in Sardegna oppure in Grecia. Un’altra era il supporto della Mafia tramite l’intercessione dei boss italo-americani.

 Nel porto di New York operava una rete spionistica italo-tedesca che informava l’Asse sulla partenza dei convogli verso l’Europa e sui dettagli del carico. Per eliminare tale minaccia gli emissari della Marina Militare statunitense, secondo alcuni studiosi degli agenti  dell’O.S.S. ( Office of Strategic Service) antesignano della C.I.A., si presentarono, nel carcere di New York, al cospetto di Salvatore Lucania alias Lucky Luciano. Il boss stava scontando una dura condanna a trent’anni. Comprese subito che i suoi servigi per gli Stati Uniti sarebbero stati ricompensati con la libertà.  Gli sgherri mafiosi, obbedendo al loro leader, fecero in modo da disarticolare la rete spionistica. Si suppone, addirittura, che alcuni dei sabotaggi verificatesi nel porto di New York non fossero stati compiuti dalla rete spionistica italo-tedesca ma, in realtà, avessero agito degli esecutori agli ordini dei boss mafiosi. In modo che il governo americano chiedesse il loro intervento.  Inoltre, agirono affinché le organizzazioni sindacali non organizzassero scioperi e proteste nel periodo in cui era necessario un impegno straordinario per la preparazione dei convogli diretti nel Mar Mediterraneo.

I legami che i boss italo-americani avevano in Sicilia servirono anche per conoscere i dettagli sui reparti italo-tedeschi dislocati per la difesa dell’isola. Alcune fonti sostengono che il boss mafioso Calogero Vizzini fornì una lista di persone disponibili a eseguire dei sabotaggi nei confronti delle installazioni predisposte dagli italo-tedeschi per opporsi allo sbarco. Si sostiene anche che la Mafia fece delle pressioni sui soldati siciliani affinché abbandonassero i loro reparti. Vi sono, però, molti dubbi su quest’ultimo aspetto in quanto le diserzioni nei reparti italiani dislocati in Sicilia furono minime. Agli anglo-americani interessava soprattutto che vi fosse una organizzazione, dotata di un potere informale, che riuscisse a garantire l’ordine nella Sicilia appena liberata dal fascismo.

Il boss mafioso Calogero Vizzini
Il boss mafioso Calogero Vizzini

Dopo lo sbarco alleato, molti boss mafiosi si presentarono come rappresentanti dell’antifascismo. Omettendo che il fascismo li aveva perseguiti in quanto criminali e non come oppositori. Tra i nomi coloro che contribuirono ad agevolare lo sbarco in Sicilia e la successiva amministrazione dei comuni liberati vi furono anche quelli di Michele Sindona e Licio Gelli. Due persone che, nei decenni successivi, ebbero dei ruoli da protagonisti nelle trame oscure dell’Italia ormai libera e democratica

In quel periodo la Mafia assurse a un ruolo di potere tale da contribuire alla nascita del Movimento Indipendentista Siciliano (MIS). Nel quale vi erano alcuni esponenti che propugnavano addirittura il fatto che la Sicilia aderisse agli Stati Uniti d’America. Tale formazione politica aveva il suo esercito: l’EVIS (Esercito Volontario Indipendentista Siciliano). Il suo leader era il bandito Salvatore Giuliano.

Lucky Luciano, nel 1946, venne graziato con l’intesa di lasciare gli Stati Uniti e ritornare in Italia. Si trasferì a Napoli dove diede vita a una organizzazione criminale dedita al contrabbando di sigarette e al nascente spaccio di eroina. Furono diversi i boss mafiosi che beneficiarono della riconoscenza degli Stati Uniti per aver fornito il loro supporto. Giuseppe Russo venne nominato sindaco del comune di Mussomeli. Nicola Gentile ottenne l’incarico di amministrare Agrigento, mentre Vincenzo Di Carlo divenne responsabile dell’ufficio per la requisizione dei cereali.

 

CONCLUSIONI

È lecito asserire che il sostegno fornito dalla Mafia agli anglo-americani non fosse di carattere militare. Ma sicuramente logistico e amministrativo. Purtroppo, la conseguenza di tale accordo fu un rafforzamento tale delle organizzazioni mafiose che, per anni, ebbero praticamente il dominio incontrastato della Sicilia. Oltre a dipanare i loro tentacoli anche nel resto della penisola e addirittura nel parlamento nazionale. Affinché si assista a un ridimensionamento si dovranno attendere le offensive condotte, negli anni Ottanta, dai magistrati del cosiddetto “Pool di Palermo”, tra i quali spiccavano i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Negli anni Novanta il loro assassinio provocò un’ondata di sdegno a livello nazionale. Di conseguenza vennero promosse delle azioni volte a disarticolare la Mafia e a perseguire severamente i suoi affiliati tramite l’articolo 41 bis. Una serie di norme volte a rendere praticamente impossibile ai boss incarcerati l’opportunità di avere ancora dei contatti con la propria organizzazione.

Naturalmente, pur con il senno di poi, risulta difficile esprimere delle valutazioni sul comportamento che nel 1943 tenne il governo americano richiedendo l’appoggio dei boss mafiosi. A quell’epoca le priorità assoluta era la sconfitta del nazifascismo che aveva trasformato l’Europa in un enorme campo di battaglia. Oltre ad avere organizzato lo sterminio di milioni di persone. Probabilmente la Mafia apparve come il cosiddetto “male minore”. A tale logica del “male minore” gli Stati Uniti dovettero fare affidamento anche nell’agosto del 1945. Dovendo decidere se arrischiare uno sbarco sul suolo del Giappone. Essendo consci che la popolazione di tale nazione avrebbe opposto una resistenza a oltranza. Oppure scaraventare la potenza devastatrice di due ordigni atomici. Ipotizzando il numero di soldati che sarebbero morti nel caso di uno sbarco predilessero la seconda ipotesi. Il mondo precipitò così nell’era del terrore nucleare.

Nel caso dello Sbarco in Sicilia è possibile eseguire alcune valutazioni. Occorre considerare che per gli anglo-americani si trattava della prima operazione anfibia sul suolo europeo. Un eventuale insuccesso avrebbe sicuramente pregiudicato il conflitto in corso. Molto probabilmente allontanandone il termine. Pertanto, gli americani furono disponibili nell’accogliere l’aiuto logistico-amministrativo dei boss mafiosi. Non tenendo in considerazioni le gravi conseguenze che, una tale scelta, provocò all’Italia nei decenni successivi. Però, in quel frangente storico, rappresentava probabilmente il male minore. La saggezza popolare insegna che “a chi è caduto nel fuoco, non gli dà più noia il fumo”. Il fuoco in cui il genere umano era precipitato è possibile rappresentarlo con l’immagine seguente.

Auschwitz
Auschwitz

BIBLIOGRAFIA

“La beffa di Lucky Luciano. Lo sbarco alleato in Sicilia” di Pasquale Marchese

“Lucky Luciano” di Mauro De Mauro

 

La conquista del Monte Nero
La conquista del Monte Nero. Una lezione non ascoltata
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