Le accuse di viltà contro i soldati arresisi a Caporetto

La sconfitta di Caporetto

 

La sconfitta di Caporetto
La sconfitta di Caporetto

LE ACCUSE DI VILTA’ CONTRO I SOLDATI ARRESISI A CAPORETTO

Il 24 ottobre del 1917 le truppe austro-tedesche a Caporetto sfondarono il fronte provocando lo sbandamento di molte unità dell’esercito italiano. Alcuni generali, volendo distogliere l’attenzione dai propri errori, sostennero che le cause di quella grave sconfitta andassero ricercate nella codardia dei soldati italiani. Purtroppo, per alcuni decenni, quelle dichiarazioni vennero considerate veritiere e una mannaia cadde sui soldati che in quell’occasioni di arresero. Non si tenne affatto in considerazione che molti di loro avevano continuato a combattere anche quando la sconfitta era ormai evidente. Arrendendosi solamente quando era palese che era venuta meno ogni occasione per potersi ritirare.

Già nei primi giorni successivi alla sconfitta gli organi di informazione fecero da cassa alle dichiarazione di alcuni generali, tra i quali il comandante di stato maggiore Luigi Cadorna, additando ognuno dei 300.000 soldati  caduti prigionieri come un vigliacco. Il bollettino da lui diramato asseriva:

La mancata resistenza di reparti della II Armata, vilmente ritiratisi senza combattere, ignominiosamente arresisi al nemico o dandosi codardamente alla fuga, ha permesso alle forze austrogermaniche di rompere la nostra ala sinistra del fronte Giulia.

Il generale Luigi Cadorna
Il generale Luigi Cadorna

Molti italiani credettero a quelle parole e un’aura di disprezzo cadde sugli sconfitti di Caporetto. E’ sconcertante la risposta che un padre fa giungere a un figlio internato presso un campo di prigionia:

Tu mi chiedi il mangiare, ma a un vigliacco come te non mando nulla; se non ti fucilano quelle canaglie d’austriaci ti fucileranno in Italia. Tu sei un farabutto un traditore; ti dovresti ammazzare da te. Viva sempre l’Italia, morte all’Austria e a tutte le canaglie tedesche. Non scriver più che ci fai un piacere”.

Il figlio aveva scritto alla famiglia per domandare se potessero inviargli del cibo. In quanto le condizioni alimentari nei campi di prigionia austriaci erano tragiche. A causa della guerra e del conseguente blocco dei porti le importazioni erano sospese. Di conseguenza la popolazione austriaca era affamata. In tali condizioni era evidente che gli alimenti destinati ai prigionieri di guerra fossero scarsissimi. Il governo austriaco, tramite la Croce Rossa, aveva dichiarato che le nazioni alle quale appartenevano quei prigionieri avrebbero potuto inviare cibo e vestiario per alleviare le loro condizioni di prigionia. La Gran Bretagna, la Francia e la Russia risposero affermativamente a quell’appello. Facendo sì che i loro soldati caduti prigionieri potessero beneficiare di quegli aiuti. L’Italia, invece, in modo ignominioso si rifiutò asserendo che voleva evitare che i propri soldati si consegnassero volontariamente prigionieri. Di conseguenza 100.000 soldati italiani caduti prigionieri morirono di tubercolosi e di fame.

Nei campi di prigionia la razione di cibo consisteva in un caffè d’orzo al mattino, una minestra di acqua con qualche foglia di rapa a mezzogiorno e a cena una patata con una fettina di pane integrale e un’aringa. Dai racconti dei prigionieri si è venuto a sapere che molti, cercando di lenire la fame, ingoiavano erba, terra, pezzetti di legno, carta e anche sassi. Alcune volte quando un compagno di prigionia moriva veniva nascosto il cadavere sotto dei pagliericci in modo da poter ritirare la sua misera razione alimentare.

I prigionieri di guerra
I prigionieri di guerra

 

Tra i principali responsabili di tale completa insensibilità nei confronti delle disumane sofferenze patite dai prigionieri di guerra vi furono il Presidente de Consiglio Sidney Sonnino e il Ministro degli Esteri Vittorio Emanuele Orlando. Entrambi sostenitori della sconclusionata tesi in base alla quale se l’Italia avesse aiutato i propri soldati caduti prigionieri, altri si sarebbero consegnati volontariamente al nemico. Una gravissima offesa nei confronti di milioni di soldati che per anni vissero in condizioni brutali un’esistenza precaria, costantemente soggiogata alla aleatorietà della guerra.

Un video dedicato a tale argomento è presente al seguente link:  I prigionieri di Caporetto

BIBLIOGRAFIA

“Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra” di Giovanni Procacci

“Caporetto” di Alessandro Barbero

“Caporetto” di Arrigo Petacco

“Caporetto. Diario di guerra (maggio-dicembre 1917)” di Angelo Gatti

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