Enrico Mattei, l’infaticabile e geniale servitore dello Stato

Enrico Mattei
Enrico Mattei

Introduzione

Oggi un articolo del blog verrà dedicato a un celebre e temutissimo “disobbediente”: l’ingegnere Enrico Mattei. Non si immagini però un pericoloso esagitato disposto, con le sue azioni sconsiderate, ad arrecare danni al prossimo o alle altrui proprietà.

In questo articolo si intende rispondere ad alcune domande: chi era Enrico Mattei? Come è morto Enrico Mattei? Purtroppo non è possibile prendere in considerazione il quesito: chi ha ucciso Enrico Mattei? La sua morte è ancora un mistero non risolto.

L’ingegnere Enrico Mattei era uno di quegli uomini dotati della capacità di intendere, con anticipo, quali fossero le necessità dell’Italia. Una nazione appena uscita sconfitta da una guerra disastrosa e che si stava avviando verso un processo di industrializzazione. Mattei aveva intuito che leggi e norme cavillose avrebbero gravemente compromesso la libera iniziativa e la volontà di riscatto degli italiani. Pertanto, con l’intento di salvaguardare il bene pubblico, seppe divenire un amabile “aggiratore” di leggi assurde. Inoltre aveva compreso quanto fosse importante che una nazione desiderosa di divenire una potenza industriale sviluppasse una propria politica energetica. Emancipandosi  così dal monopolio delle compagnie petrolifere internazionali. Enrico Mattei si prodigò per lo sviluppo economico dell’Italia senza ambire all’arricchimento personale.

Finché, nell’ottobre del 1962, un fulmine colpì “accidentalmente” l’aereo su cui viaggiava, provocandone la prematura scomparsa. Oggigiorno, fortunatamente, nessuno è ancora disposto a credere all’ipotesi dell’incidente aereo ed è palese che il geniale imprenditore fu vittima di un attentato. Troppi erano gli interessi, in Italia e all’estero, che aveva leso con l’intento di sostenere l’economia del proprio paese. Mi è sempre piaciuto immaginare la Storia come una dea solerte nel voler far trionfare la verità e la giustizia. Semplicemente i tempi della Storia non sono comparabili con quelli del vivere umano. Di conseguenza quando abbiamo l’impressione che stia agendo con estrema lentezza in realtà sta semplicemente obbedendo alle sue tempistiche. E’ probabile che in futuro i nostri figli e i nostri nipoti, sui libri di storia, leggeranno i nomi dei mandanti e degli esecutori. Al momento, invece, possiamo raccontare la brillante personalità di Enrico Mattei.

 

La vita

Enrico Mattei
Enrico Mattei

Vi sono persone che hanno la capacità di eccellere in qualsiasi attività svolgano. L’ingegnere era uno di loro. Enrico Mattei si distinse già durante la Seconda Guerra Mondiale assumendo ruoli di primo piano nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.). Apparteneva alla componente del movimento resistenziale vicina alla Democrazia Cristiana. Il suo nome di battaglia era “Marconi”. Efficientissimo era il suo sistema per la raccolta di informazioni che si avvaleva dell’aiuto dei parroci. Tramite il loro supporto riusciva a conoscere con estrema precisione gli spostamenti sul territorio italiano delle armate naziste.

Alla fine del conflitto, molto apprezzato per le sue doti organizzative, gli venne affidato l’incarico di liquidare un’azienda apparentemente improduttiva: l’Agip. Fondata durante il periodo fascista. Mattei comprese subito che l’azienda avrebbe potuto rappresentare un importante volano per fornire risorse energetiche all’Italia. Alcuni alti dirigenti dell’Agip erano stati epurati in quanto coinvolti con il passato regime. Enrico Mattei intuì le loro eccelse competenze tecnologiche e, accantonando ogni pregiudizio ideologico, si avvalse del loro know-how per rilanciare l’Agip. Era così convinto della bontà della sua intuizione che chiese dei prestiti esorbitanti. I fatti gli diedero ragione.  Notevole fu la costruzione in tempi brevissimi di una fitta rete di gasdotti.

La sua visione illuminata gli fece subito comprendere che il metano non era però sufficiente, in quanto l’economia italiana era entrata in una fase di notevole espansione. Era indispensabile il petrolio. Un idrocarburo di cui il sottosuolo italiano è sempre stato povero. Mattei però era conscio che le competenze in tale materia dei geologi e dei tecnici italiani erano di altissimo livello. Pertanto fondò l’E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi) e iniziò ad accordarsi con i paesi che possedevano risorse petrolifere. L’E.N.I. avrebbe provveduto all’estrazione del prezioso idrocarburo e sarebbe entrato in possesso del 25% della quantità estratta. Il 75% dei profitti sarebbe invece stato assegnato al paese in cui di trovava il pozzo petrolifero. Aveva attuato una rivoluzione. Fino a quel momento il controllo nel mercato petrolifero era gestito da sette grandi compagnie, le cosiddette Sette Sorelle. I profitti erano convogliati quasi interamente nei loro forzieri mentre i paesi con le riserve petrolifere realizzavano scarsi proventi. In brevissimo tempo Enrico Mattei divenne una delle persone più amate dai paesi che stavano uscendo dal colonialismo e avevano risorse naturali nel sottosuolo. Firmare un accordo con l’E.N.I. significava garantire alla propria nazione degli ingenti profitti. I giornali di quell’epoca riportano le fotografie di ministri africani, arabi e sovietici che gli stringevano estasiati la mano. Nel contempo Enrico Mattei divenne l’uomo più inviso dalle compagnie petrolifere americane e inglesi (le Sette Sorelle).

Alcune compagnie petrolifere statunitensi stilarono dei dossier nei quali si insinuava il sospetto che Mattei fosse animato da simpatie comuniste. Successivamente fecero pressioni sul governo italiano affinché il “pericoloso destabilizzatore” venisse allontanato da ogni incarico. Non avevano compreso che Enrico Mattei non si sarebbe lasciato destituire con metodi così subdoli. Molti politici avevano compreso le sue qualità e gli industriali veneravano un uomo che riusciva a far giungere loro energia a basso costo. Il pericoloso destabilizzatore comunista, in realtà profondamente cattolico, era così apprezzato in patria che le pressioni americane risultarono vane.

Mattei odiava l’immobilismo e le lungaggini burocratiche. Un aneddoto descrive perfettamente il personaggio. Avendo progettato di far giungere un metanodotto a Milano doveva attraversare la città di Cremona. Le norme prevedevano che venisse richiesto il permesso di attraversamento al sindaco, attendere la delibera del consiglio comunale e l’ordinanza della prefettura. Probabilmente occorrevano dei mesi. Troppo tempo per Enrico Mattei. Trecento operai dell’E.N.I. si avvicinarono nottetempo alla città armati di pale e picconi e cominciarono gli scavi. L’indomani i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade. Enrico Mattei, con molta faccia tosta, accorse subito dal sindaco. “Vi prego di scusarmi. I miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi.” Ovviamente, nessuno voleva che la città rimanesse in quelle condizioni, quindi il sindaco di Cremona impose: “Mettete i vostri tubi, ricoprite le buche in giornata e andate al diavolo!”. Era impossibile fermare Mattei se si convinceva che un’opera andava realizzata in fretta per il bene del paese.

Era difficile non rimanere affascinati dal suo amabile sorriso. Ormai Mattei piaceva  all’elettorato di destra che vedevano in lui un uomo che avrebbe ristabilito l’onore nazionale. Nel contempo era stimato da molti elettori di sinistra che percepivano un fiero oppositore dell’imperialismo americano.

Mattei, da grande comunicatore, riusciva anche a far dimenticare che l’Italia  aveva avuto un passato da paese colonialista. In questo modo si proponeva alle nazioni in via di sviluppo come un paese amico. Sosteneva, a ragione, che una grande fortuna dell’Italia fu l’aver perso le colonie con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Così non era vista come un paese oppressore. A differenza della nazioni, quali la Francia e la Gran Bretagna, che stavano sostenendo un arduo processo di decolonizzazione. Costruì buoni rapporti con l’irrequieta Persia e con la Libia. Stabilì contatti con l’Egitto. Instaurò rapporti privilegiati  con l’Algeria, la Tunisia, il Marocco e il Libano. Desiderosi di liberarsi dal giogo  francese.

Le sue capacità ne fecero un governante-ombra. Praticamente il responsabile di un’azienda di Stato, quindi un dipendente statale dall’onestà cristallina, comandava sulla parte politica dello Stato.

 

LA SCOMPARSA

L'esplosione dell'aereo
L’esplosione dell’aereo

 

Enrico Mattei perse la vita la sera del 27 ottobre 1962 a causa, ufficialmente, di un incidente aereo.

Fin da subito si sospettò un attentato. Era odiato dalle Sette Sorelle e dai francesi dell’OAS. L’organizzazione che si opponeva all’indipendenza dell’Algeria. Mattei invece intendeva che l’Algeria si liberasse dal dominio francese in modo che l’ E.N.I. potesse acquisire delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi nel deserto algerino.

Aveva già ricevuto parecchie minacce e cominciò ad attorniarsi di un corpo di sicurezza costituito dai suoi ex-compagni della lotta partigiana. Anche degli agenti del K.G.B. sovietico lo avvertirono che la sua vita era in grave pericolo. Gli uomini addetti alla sua scorta escogitarono diversi sistemi per proteggerlo. Al mattino, dal garage della sua abitazione, uscivano diverse auto in modo che degli eventuali attentatori non potessero sapere in quale fosse seduto Enrico Mattei. Il capo scorta si avvolgeva attorno alla mano e all’avambraccio una cotta di maglia costituita da anelli metallici. Poi l’adagiava sul collo dell’ingegnere quasi a mo’ di gesto affettuoso. Quello era un modo per ridurre il rischio che un colpo di pistola sparato a bruciapelo potesse uccidere Mattei. Purtroppo, nonostante la loro elevata professionalità, non riuscirono a impedire il sabotaggio dell’aereo.

Le prime indagini, condotte in modo sbrigativo e molto lacunoso, avvalorarono prontamente la tesi dell’incidente. Perizie successive hanno completamente smentito tale ipotesi  e sono svariate le congetture su chi possa aver agito per determinare la morte di Enrico Mattei. Presumo che sia ancora necessario qualche anno affinché si giunga finalmente alla verità, ma ritengo che tale fatto luttuoso NON sia destinato a rimanere uno dei tanti “misteri italiani”. L’immensa mole di materiale raccolto scrupolosamente dai magistrati, in questi decenni, mi fa supporre che ormai di misterioso non ci sia più nulla. Ma dichiarare quale furono le modalità dell’attentato potrebbe avere ripercussioni diplomatiche difficilmente gestibili. In quanto non è da escludere che nell’attentato siano coinvolte nazioni che ci sono amiche. Presumo che si stia attendendo l’inesorabile trascorrere del tempo in modo che tali grevi dichiarazioni non le debbano più fare i magistrati ma direttamente gli storici.

Nel caso  fosse utile qualche “piccolo” indizio sulla morte di Enrico Mattei allego questo link:    https://www.youtube.com/watch?v=DcPdHwePnLk

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Enrico Mattei. L’uomo del futuro che inventò la rinascita italiana

Mattei. Storia dell’italiano che sfidò i signori del petrolio.

Il caso Mattei: le prove dell’omicidio del presidente dell’ENI dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità

 

 

3 Risposte a “Enrico Mattei, l’infaticabile e geniale servitore dello Stato”

  1. Fu solo servitore della propria ambizione, corrotto e corruttore di primo livello. Smettiamo di fare un santo di chiunque muoia in circostanze dubbie o venga ammazzato.

  2. Vittorio, sul definire Enrico Mattei un corruttore potrebbe esserci concordia. Lui stesso asseriva che utilizzava i partiti come dei taxi. Ne usufruiva e poi pagava la corsa. Sul definirlo un corrotto invece non mi trovi assolutamente d’accordo. Dove sarebbero le prove di tali reati?

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