“Figlio di N.N.”. Una dicitura ipocrita e bigotta

Figlio di N.N.

Figlio di N.N.
Figlio di N.N.

“FIGLIO DI N.N.”. UNA DICITURA IPOCRITA E BIGOTTA

 

Figlio di N.N. Quindi figlio di Nescio Nomen (non conosco il nome).

Una semplice norma burocratica si trasformò in una specie di gogna per tutte quelle persone che erano nate in seguito a relazioni intrattenute al di fuori di un normale matrimonio. Le norme legislative prevedevano che nei documenti venisse indicato il nome del padre. Però se era sconosciuto, oppure se non aveva riconosciuto la paternità, appariva la dicitura “di N.N”.

La presentazione di un documento con una tale dicitura molto sovente generava diffidenza e, quasi sempre, una sorta di tacita insinuazione sulla scarsa serietà della propria madre. La senatrice Lina Merlin, nel 1955, portò a compimento con successo la lotta affinché venisse omessa l’indicazione della paternità e della maternità da tutti i documenti di riconoscimento e da tutti gli atti esposti al pubblico (per esempio le pubblicazioni di matrimonio). Finalmente terminava una tale ipocrita brutalità.

 

Nel film di Mario Monicelli, “La Grande Guerra”, c’è una sequenza dove i protagonisti, interpretati da Vittorio Gassman e Silvana Mangano, si confidano di essere entrambi “Figli di N.N.”. L’imbarazzo dimostra quanto fosse a quell’epoca particolarmente greve affrontare tale argomento.   Questa sequenza è presente su Youtube al seguente link: “La Grande Guerra”

 

La senatrice Lina Merlin
La senatrice Lina Merlin

 

Il nome della senatrice Lina Merlin è legato anche ad altre leggi. Nel 1963 si adoperò affinché nei contratti venisse abrogata la “clausola di nubilato”, in base alla quale le lavoratrici che si sposavano potevano essere licenziate.

Sicuramente la senatrice è ricordata per la nota “Legge Merlin”. La quale determinò la chiusura delle case di tolleranza. Coloro che intendono denigrare il suo operato sostengono che tramite quella legge la prostituzione si spostò dai cosiddetti “casini” verso le strade. Nelle intenzioni di Lina Merlin, invece, vi era la ferma volontà di mettere fine al sordido sfruttamento di migliaia di donne. La sensibilità e l’altruismo che avevano sempre caratterizzato la sua vita intendevano affrontare il tema della prostituzione. Pero, è probabile che una sua innocente ingenuità abbia determinato una eccessiva semplificazione nell’individuazione della soluzione. Purtroppo, non era sufficiente la chiusura delle case di tolleranza affinché terminassero le tristi condizioni che inducevano alcune donne a prostituirsi. Così come non era sufficiente una tale misura per evitare l’esistenza di viscide figure pronte a lucrare su questa loro infelice necessità.

Un grande rispetto e una illimitata riconoscenza devono essere riconosciuti a questa donna che dedicò tutta se stessa alla lotta per la protezione e il riscatto dei più deboli.

BIBLIOGRAFIA

“La senatrice. Lina Merlin, un «pensiero operante»” di Anna Maria Zanetti

“Lina Merlin” di Laura Cesarano

“La mia vita” di Lina Merlin

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