Ipazia, la martire del libero pensiero.

Supplizio di Ipazia
Supplizio di Ipazia
Ipazia trascinata per le strade di Alessandria

INTRODUZIONE

Ipazia, la martire del libero pensiero. Ipazia di Alessandria è ricordata come una delle prime donne che, in una società del tutto maschilista, seppe diventare un punto di riferimento nell’ambito della matematica e della filosofia. La sua tragica fine fu la conseguenza di una orrenda mescolanza di fanatismo religioso, odio verso la scienza e fallocrazia.

Oggigiorno vaste aree del mondo sono martoriate da torme di invasati che, millantando di agire nel nome di Dio, soggiogano la popolazione a norme ormai avulse da qualsiasi convivenza civile. Ne è un esempio l’Afghanistan vittima del fanatismo dei talebani.

Ipazia, invece, viveva ad Alessandria d’Egitto e, nel 415, fu vittima di fanatici religiosi sobillati dal vescovo Cirillo. Ormai siamo soliti associare l’estremismo alla religione islamica, mentre in quel caso i responsabili furono dei cristiani. Questo dovrebbe farci considerare che, purtroppo, non vi sono religioni, popoli e ideologie politiche immuni al delirio fanatico.

 

ALESSANDRIA D’EGITTO NEL QUINTO SECOLO

 Ipazia crebbe in quella che, nell’impero romano ormai avviato verso una inesorabile decadenza, era una delle capitali culturali. Alessandra d’Egitto accoglieva i migliori matematici e filosofi di quell’epoca. Le scuole alessandrine diedero un contributo considerevole allo sviluppo della trigonometria, del calcolo infinitesimale e dello studio degli astri.

In quel periodo, in seguito ai decreti emanati dall’imperatore romano Teodosio, la religione cristiana era divenuta l’unica permessa. Era stato proibito ogni genere di culto pagano e i sacrifici nei templi potevano essere puniti addirittura con la morte. Ad Alessandria molti templi erano stati distrutti, mentre altri erano stati trasformati in chiese cristiane. Vennero distrutti anche i 300.000 manoscritti conservati nella biblioteca del Serapeo. Un patrimonio culturale inestimabile. Tale flagello anticipò di due secoli quello perpetrato dai musulmani. Nel 642 Alessandria cadde sotto il dominio degli arabi e il califfo Omar distrusse tutti i libri custoditi nella biblioteca principale della città. La sua infelice considerazione fu la seguente:

“in quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte.”

Una sconcertante dimostrazione di come il fanatismo possa condurre alle stesse funesti conseguenze. A prescindere dal credo religioso.

Nonostante gli editti imperiali alcuni continuavano a professare, con sempre maggiori difficoltà, le antiche religioni pagane. Tra di loro vi era Ipazia, la quale, maggiormente interessata alla matematica e alla filosofia, non aveva aderito al cristianesimo. La sua mente era impegnata nello studio. Tramite delle considerazioni geometriche stava riuscendo a confutare la teoria tolemaica. In base alla quale è il sole a ruotare attorno alla terra e non il viceversa. Se le fosse ancora stato concesso di vivere probabilmente avrebbe anticipato di undici secoli le deduzioni dell’astronomo Niccolò Copernico.

Nel 412 Cirillo venne nominato vescovo di Alessandria. La sua ambizione era quella di estendere il proprio potere non solo all’ambito religioso ma anche a quello politico. In questo modo entrò in conflitto con Oreste, il prefetto della città. Come poi divenne tipico nei secoli successivi, la Chiesa non intendeva limitare la propria influenza alle tematiche prettamente religiose. Purtroppo, ancora oggigiorno è possibile constatare come sovente la Chiesa eserciti il proprio ascendente su temi che, invece, dovrebbero competere al potere laico.

Il vescovo Cirillo
Il vescovo Cirillo

Il vescovo Cirillo, oltre che contro i pagani, nutriva un profondo odio nei confronti degli ebrei. Infatti incitò la folla affinché distruggesse le sinagoghe. L’intera comunità ebraica di Alessandria venne espulsa dalla città dopo essere stata privata di ogni avere.

 

 

LA FIGURA DI IPAZIA

Il prefetto Oreste, probabilmente affascinato dalla profonda cultura di Ipazia, frequentava la sua casa. Il vescovo Cirillo, indispettito da tale amicizia, incominciò a insinuare che Ipazia, ricorrendo alla stregoneria, stesse plagiando Oreste in modo che non accettasse le intromissioni della Chiesa nell’amministrazione della città. Ipazia, con tale accusa, fu una delle antesignane delle migliaia di donne che, a partire dal Medioevo e continuando per alcuni secoli, vennero additate come streghe. Cirillo si avvaleva della fedeltà invasata di una setta di monaci denominati parabolani. Costoro erano particolarmente turbolenti ed esaltati. Tristemente noto era il ruolo che svolgevano nelle controversie ecclesiastiche. Durante il Secondo Concilio di Efeso bastonarono i vescovi che avevano osato opporsi a quello da essi sostenuto.

Cirillo era inoltre stizzito dal grande seguito di Ipazia. Contrariato da come una donna riuscisse ad affascinare gli alessandrini grazie alla sua invidiabile cultura e alle capacità oratorie. Il vescovo ricorse, durante le sue prediche, a un brano estrapolato dalle lettere di San Paolo:

“La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.”

Nel marzo del 415 il vescovo Cirillo istigò una folla di fanatici, guidata dai monaci parabolani, contro Ipazia. La studiosa venne prelavata dalla propria abitazione e trascinata nelle strade di Alessandria fino all’interno di una delle principali chiese. Dove venne brutalmente trucidata. Le cronache dell’epoca raccontano che dopo averle strappato le vesti venne scarnificata tramite delle conchiglie taglienti. Infine, i suoi resti furono bruciati.

Alcuni storici ritengono che Cirillo, tramite il supplizio di Ipazia, volesse dare un avvertimento a quei pagani che rifiutavano la conversione cercando di mantenere in vita la cultura ellenica.

La morte di Ipazia rappresenta l’inizio del tramonto di Alessandria che, progressivamente, cessò di essere la capitale della scienza, della cultura e dell’arte ellenistici.

Il suo omicidio rimase del tutto impunito grazie alla corruzione dei funzionari imperiali che avrebbero dovuto svolgere le indagini. Il vescovo Cirillo venne successivamente santificato. Il 27 giugno è il giorno dedicato a San Cirillo.

CONCLUSIONI

Ipazia può essere considerata una martire della libertà di pensiero. Le sue meditazioni filosofiche le permettevano di ricercare le risposte ai quesiti esistenziali che ogni essere umano  si pone. Pertanto, in modo del tutto legittimo, non avvertiva l’esigenza di aderire alla religione cristiana.

Ipazia rappresentata da Raffaello
Ipazia rappresentata da Raffaello

Nel diciottesimo secolo la figura di Ipazia venne rivalutata grazie all’Illuminismo. Tale movimento culturale poneva al centro dell’esistenza umana il ricorso alla ragione. Celebre il motto del filosofo tedesco Immanuel Kant. “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”. Ipazia, sedici secoli prima, incarnava alla perfezione tale motto.

Già nel 1500 il pittore Raffaello Sanzio in una delle sue opere più celebri, la “Scuola di Atene” affrescata nelle stanze del Vaticano, rappresenta tra i grandi filosofi greci il volto solare di Ipazia. Una solarità che contrasta con la sua tragica fine.

 

 

 

Nel 1885 il pittore inglese Charles William Mitchell rappresentò Ipazia nuda davanti a un altare, nei momenti che precedono il suo supplizio. La sua nudità segue i canoni della bellezza espressa dall’arte greca. Dove alla perfezione fisica viene fatta corrispondere il punto massimo della dirittura morale.

Ipazia nel quadro di Charles William Mitchell
Ipazia nel quadro di Charles William Mitchell

Il mondo della cultura e dell’arte ha così saputo riproporre ai posteri la figura di Ipazia. Ingiustamente vittima dell’oscurantismo e dell’intolleranza.

Segnalo, tramite link, un video presente su Youtube che mostra la scena finale del film “Agora”, dedicato a Ipazia. Nella finzione cinematografia Ipazia viene pietosamente soffocata, da un suo ex-spasimante, in modo da evitarle il supplizio. Scena finale del film “Agora”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.